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Il popolo inca non sviluppò mai la scrittura, tuttavia utilizzò un sistema alternativo per registrare le informazioni di carattere amministrativo e per svolgere i calcoli matematici. Gli inca codificavano le informazioni nei Quipus, insiemi di cordicelle annodate che venivano ricoperti di resina e fatti seccare in maniera che il contenuto non potesse essere alterato. I quipus non sono stati ancora pienamente decifrati ed esistono molte teorie in merito al tipo di informazioni che si potevano esprimere attraverso questo strumento. Si crede che venissero impiegati anche per  i calcoli astronomici, per ricordare le formule magiche e per descrivere sommariamente avvenimenti storici.

Quipu. fonte immagine

Gli Inca utilizzavano fili monocromatici, bicromatici e policromatici e ad ogni combinazione possibile attribuivano un particolare significato. Tra i più semplici il giallo indicava l’oro e il bianco l’argento, ma se venivano uniti ad altri colori assumevano un diverso significato. Lungo ogni filo creavano nodi per indicare le quantità di ogni articolo che s’intendeva contare e in base alla forma del nodo distinguevano decine, centinaia e migliaia. All’estremità superiore di ogni filo venivano indicate le decine di migliaia, a cui seguivano le migliaia, le centinaia e le decine. La parola “quipu” significa al tempo stesso “fare nodi” e “conteggio”, mentre gli uomini preposti all’utilizzo di questo strumento erano detti “quipucamayu“, indiani altamente istruiti che sapevano tramutare in nodi gli accordi commerciali e le direttive amministrative che regolavano i rapporti sociali all’interno dell’impero Inca. Ogni provincia doveva avere i suoi quipucamayu che registravano mediate i nodi i tributi che dovevano essere versati all’Inca, il numero delle nascite e dei decessi, le quantità di ogni raccolto stagionale e tutte le informazioni che potevano essere convertite in numeri.
Il limite di questo sistema era dovuto al fatto che le cronache e concetti non potevano essere espressi in numeri, ma i narratori conservarono l’identità culturale del popolo inca nonostante non disponessero di un sistema di scrittura che potesse perpetuare i fatti mantenendoli inalterati nel tempo. Il compito di istruire i bambini e di tramandare i racconti storici era affidato agli “amautas”, sapienti che si avvalevano dell’aiuto dei fili e dei nodi per ricordare il contenuto di un racconto, seppur in maniera limitata e in un modo che che ancora non è stato del tutto compreso.

fonte:
Commentari reali degli Inca” di Garcilaso de la Vega, edizione Bompiani
fonte immagine in testata:
http://www.mathematicsmagazine.com/Articles/InkaMathToolsQuipuAndYupana.php#.WOjPbmnyi00

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Divulgatore storico esperto in archeoastronomia.
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