I nostri antenati non si limitarono al ruolo di semplici spettatori dei fenomeni astronomici e grazie a ripetute osservazioni notarono che esisteva un nesso tra i moti celesti e l’alternarsi delle stagioni. Osservando i ricorrenti movimenti dell’ingranaggio cosmico, ricavarono i riferimenti necessari per poter misurare il tempo. Gli antichi costatarono che il moto apparente del Sole variava leggermente ogni giorno e che queste variazioni condizionavano tutto l’ambiente che li circondava. I moti apparenti dei corpi celesti, e in particolare quello del Sole, furono fondamentali per regolare tutte le attività dell’uomo, da quelle religiose a quelle necessarie al sostentamento. Eventi periodici come solstizi ed equinozi furono veri e propri “fari d’orientamento”, utili a stabilire l’inizio o la fine di precise attività. Il Sole divenne l’elemento centrale di tutte le credenze religiose preistoriche, che a loro volta ebbero un’influenza determinate nello sviluppo del pensiero teologico agli albori della civiltà storica. Oggi l’archeoastronomia combina gli studi di archeologia con quelli di astronomia, indagando la conoscenza e la comprensione che gli antichi abitanti della terra avevano dei fenomeni celesti, come li utilizzavano e quale ruolo avevano all’interno delle loro culture.
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