La prima immagine che ci viene in mente, quando sentiamo parlare di megaliti, è sicuramente quella di Stonehenge, un cromlech con funzioni astronomiche realizzato attorno al 3000 a.C. in Inghilterra, nella contea di Wiltshire, a poca distanza da Salisbury. Stonehenge è il monumento antico più importante del Regno Unito e il simbolo del megalitismo in Europa, dove si contano più di 35.000 monumenti megalitici realizzati a partire dal V millennio a.C.


Menhir di Locmariaquer. V millennio a.C.. Il Gran Menhir Brisé giace a terra spezzato in quattro tronconi, ma all’origine raggiungeva i 20 metri di altezza ed un peso complessivo di circa 300 tonnellate. Questo menhir faceva probabilmente parte di un allineamento che comprendeva altri 18 megaliti eretti. fonte immagine

        L’origine del megalitismo rimane a tutt’oggi al centro di accese discussioni; inizialmente si credette che tale fenomeno avesse avuto inizio nel cuore del Mediterraneo attorno alla metà del III millennio a.C., nelle isole maltesi o a Creta, per poi diffondersi con la navigazione verso le regioni occidentali del continente europeo, ma le datazione al radiocarbonio dei siti atlantici hanno privato di fondamento questa ipotesi. Lungo una fascia immaginaria che attraversa i paesi atlantici dalla Svezia alla Penisola iberica, toccando Danimarca, Francia e Isole britanniche, si contano migliaia di monumenti megalitici eretti a seconda dei casi tra il V e il II millennio a.C.. Ciò significa la costruzione dei primi monumenti di pietra dell’Europa atlantica avvenne approssimativamente mille anni prima dello sviluppo della cultura megalitica dell’arcipelago maltese e della civiltà minoica dell’isola di Creta.[1]

I monumenti megalitici possono essere divisi in due modelli principali: il dolmen e il menhir

  • Dolmen (dal bretone: dolmen,“tavola di pietra”) E’ una tombe megalitica a camera singola realizzate con due o tre megaliti verticali sormontati da un architrave costituito da un lastrone orizzontale. I dolmen possono essere semplici o a corridoio. I dolmen a corridoio generalmente venivano ricoperti da un tumulo di pietra o terra detto cairn. Il modello del dolmen ha dato origine a tombe con camere sepolcrali più elaborate, a pianta circolare o cruciforme, spesso definite dolmen anche se differenti rispetto alla forma classica.
  • Menhir (dal bretone: men e hir, “pietra lunga”) – E’ un megalite eretto singolarmente. Un insieme di menhir allineati in cerchio, a volte uniti col sistema trilitico a formare un santuario con funzione di osservatorio astronomico prende il nome di cromlech (dal gallese: crom e lech, “cerchio di pietra”). Esistono anche file allineate di Menhir con funzioni cerimoniali.

dolmen
A sinistra l’aspetto caratteristico di un dolmen semplice. A destra due menhir.

        Il dolmen è una tomba. La sua struttura è caratterizzata  da due pietre erette infisse nel terreno e da una lastra che funge da copertura. Il dolmen veniva generalmente ricoperto con un tumulo, di terra o pietra, per garantire la stabilità della struttura e per proteggere i corpi dei defunti. Molti tumuli presentano camere con strutture più complesse rispetto al modello di riferimento ma in tutti i casi il principio della pratica funeraria consisteva nel deporre il defunto a contatto con la terra, disposto lungo la direttrice ovest-est, che richiama l’apparente e misterioso percorso notturno del Sole. Il corpo del defunto veniva deposto con il capo a Est e le gambe a Ovest.[2] Il Sole, riapparendo all’orizzonte orientale ogni mattina, assicurava il rinnovamento dei cicli vegetativi degli esseri viventi e idealmente, grazie alla sua azione fecondante, poteva garantire la perennità della vita ultraterrena dei defunti, che al pari dei semi vegetali, venivano deposti nella nuda terra per “rinascere”.[3] Per tale ragione l’entrata dei dolmen e delle tombe a corridoio veniva frequentemente rivolta verso l’orizzonte orientale, precisamente verso il punto in cui sorge il Sole nel giorno del solstizio d’inverno. Nel giorno più corto dell’anno il Sole muore metaforicamente, mentre nei giorni successivi al solstizio d’inverno, quando le giornate ricominciavano ad allungarsi, manifesta la sua rinascita. Questo momento dell’anno veniva considerato il punto di partenza che dava il via al rifiorire della natura e simbolicamente era perfetto per propiziare la rinascita dello spirito dopo la morte.

Tumulo di Kercado. 4700. a.C.. Dipartimento del Morbihan. Francia fonte immagine

        I menhir associati ai dolmen e alle tombe a corridoio erano preposti a collegare idealmente il mondo occulto degli spiriti con il cielo e a incanalare l’azione fecondante del Sole al fine di sottrare lo spirito dell’uomo all’esistenza temporale, assicurandogli la sopravvivenza nella ciclica continuità del tempo. (Marisa Grande, 2008) Non a caso la forma fallica dei Menhir rimanda la mente al principio naturale di fertilità e rigenerazione che ha determinato la nascita dei sentimenti religiosi legati alla sopravvivenza dello spirito, mentre la struttura delle tombe a corridoi coperte da un tumulo richiama la forma del grembo materno.

Il modello di entrambi i monumenti, trilitico per i dolmen, monolitico per i menhir è simile in ogni luogo e risponde in modo semplice e diretto alla loro specifica funzione. Il principio della regola vuole che i dolmen siano come porte aperte sul mondo sotterraneo dell’aldilà e perciò collegati ai miti ctoni, al culto dei morti e alle divinità lunari, mentre i menhir, che emergono dal quel mondo, siano collegati ai miti astrali e al culto solare e delle divinità diurne. Entrambi i monumenti caratterizzano le espressioni artistiche di tutta la cultura megalitica, sia europea che extra-europea, che persegue i medesimi intenti e pratica i medesimi culti.
Definire il sistema di diffusione di tali monumenti non è facile, poiché la distribuzione dei megaliti non segue le più note traiettorie legate alle pratiche neolitiche dell’agricoltura e dell’allevamento, originate in Asia Minore ed estese poi in Europa attraverso l’area mediterranea. Né lo si può associare al percorso di propagazione delle lingue indoeuropee, in quanto è stato scoperto che queste, già collegate agli Arii (tribù provenienti dalle aree dei Balcani e dei Carpazi a partire dalla fine del V millennio a.C.), seguono, invece, il lento procedere delle genti neolitiche in area europea. Il linguaggio dei megaliti si diffonde per via di una comune concezione della vita e della morte, elaborata da un popolo che esprime la propria spiritualità in modo semplice ma efficace, con una comunicazione essenziale e netta, affidata al valore simbolico del linguaggio delle pietre. Il ciclo vita-morte dell’uomo veniva affidato alla Madre Terra e alla pietra che lo proteggeva. Il dolmen assumeva, perciò, un’importanza e un carattere religioso in relazione al destino dei defunti. Essendo anche, di riflesso, di tutta la comunità simile a quello del singolo, il dolmen diventava il simbolo universamente riconosciuto di un popolo che affidava alla perennità delle grandi pietre il compito di rendere immortale l’essere, sottraendo la sua energia vitale alla caducità dell’esistenza materiale, per perpetuare la ciclica sopravvivenza del suo spirito. Le pietre, così, in virtù della loro ”durata senza mutamenti”, venivano elette a simbolo stesso dell’immortalità. Ad esse, figlie della roccia con cui si costruivano anche i menhir, veniva quindi affidato il compito di ancorare il seme/uomo alla terra e di garantirgli, al pari del seme vegetale, la continuità della vita nella perennità del ciclo nascita/morte/rinascita.

Tratto da “L’orizzonte culturale del Megalitismo” di Marisa Grande. BESA Editrice. Pag. 59-60

Allineamento di Carnac. 3000 menhir eretti approssimativamente 7000.  fonte immagine

riferimenti bibliografici

[1]Origine e diffusione dei megaliti. Una cultura che viaggiò attraverso il mare” di Federica D’Auria
https://ilbolive.unipd.it/it/news/origine-diffusione-megaliti-cultura-che-viaggio

[2][3]“L’orizzonte culturale del Megalitismo” di Marisa Grande. BESA Editrice. Pag.57