Scritto da Manuel Bonoli
Ollantaytambo è un sito archeologico peruviano situato nel cuore della Valle Sacra degli Inca, 70 chilometri a nord-ovest dell’antica capitale Cusco. Il sito è una delle attrazioni turistiche più importanti del Perù per l’imponenza delle sue rovine e per la sua posizione privilegiata lungo il tragitto che conduce a Machu Picchu. Da Ollantaytambo parte infatti il cammino Inca di tre giorni che conduce alle rovine della cittadella sacra ubicata ai margini della foresta amazzonica. Durante l’epoca Inca divenne un importante centro economico e cerimoniale quando l’imperatore Pachacuti sottomise la regione al suo controllo. Il sovrano inca intraprese vaste opere di terrazzamento e irrigazione nella valle del fiume Urubamba, sviluppò la cittadella secondo i criteri organizzativi inca e fece costruire un centro cerimoniale sul pendio della montagna dedicato al culto del Sole.
Al settore urbano vi si accede attraversando una porta denominata “Llaqta Punku” (porta del popolo), anticamente connessa alle mura difensive oggi distrutte. La cittadella ha una pianta ortogonale con quattro strade longitudinali tagliate da sette strade parallele, tutte provviste di un canale di scolo orientato verso il fiume Patakancha allo scopo di favorire il deflusso delle abbondanti precipitazioni andine.
L’area cerimoniale
L’area cerimoniale principale si trova ad ovest del centro abitato, sulla sommità di una ripida collina chiamata Cerro Bandolista. Alla parte alta si accede salendo una lunga scalinata che attraversa colossali terrazzamenti, fino a raggiungere il “Tempio delle dieci finestre”. A causa dell’aspetto monumentale di queste terrazze, la Collina Tempio è stata chiamata “la Fortezza”, un termine improprio poiché il complesso aveva una funzione prevalentemente cerimoniale. Il tempio delle dieci finestre (o nicchie) è una struttura parzialmente distrutta realizzata con enormi pietre poligonali perfettamente levigate e connesse a secco, ugualmente a quanto si può osservare visitando le rovine di Machu Picchu e Sacsayhuaman o passeggiando nel centro storico di Cuzco (fig.1). Questo edificio cerimoniale conserva soltanto la parete posteriore e la porta orientale, circostanza che ha impedito di chiarire la sua funzione principale. Più in alto si trova parte di quello che doveva essere il “Tempio del Sole”, una struttura monumentale incompleta composta con enormi blocchi di granito estratti da una cava situata nella parte opposta della valle. Ciò che rimane del Tempio del Sole sono alcuni muri esterni e il famoso muro principale, composto da sei enormi blocchi il cui peso si aggira attorno alle 90 tonnellate. Osservando questo complesso architettonico di può notare l’influenza della cultura Tiahuanaco, una civiltà preicaica nata sulle sponde occidentali del Lago Titicaca. Ciò è ancora più evidente nella faccia esterna del quarto masso dove sono stati incisi in rilievo i simboli che rappresentano le tre sfere del mondo andino: il mondo inferiore, il mondo superiore, e il mondo di mezzo. L’area cerimoniale risulta incompleta, probabilmente a causa delle tragiche vicissitudini scatenatesi dalla guerra di successione tra Huáscar e Atahualpa e dall’improvvisa e concomitante conquista spagnola del Perù.
Il volto dell’Inca
All’interno dell’area cerimoniale si trova anche il “trono del Sole”, un sedile di pietra orientato a nord-est verso “l’immagine dell’Inca”, una particolare conformazione rocciosa che riproduce il profilo di un volto umano sulla montagna Pinkuylluna (fig.2) La posizione della conformazione rocciosa corrisponde al punto in cui sorge il Sole all’alba del solstizio d’inverno. La mattina di questo giorno il Sole spunta dietro la sagoma del volto umano illuminando inizialmente solo la sommità della collina tempio e successivamente l’intera valle. E’ in questo istante che avviene “il risveglio del lama celeste”, un gioco di luci ed ombre dal profondo significato simbolico.
La città del Lama
I terrazzamenti che si arrampicano sulle pendici della montagna furono realizzati riproducendo la sagoma di un lama fig.3. Il tempio del Sole, il luogo più sacro del complesso, venne realizzato nell’area che corrisponde alla testa della figura. All’alba del 21 giugno (solstizio d’inverno/le stagioni sono invertite nell’emisfero australe) i primi raggi di Sole che spuntano da dietro la montagna Pinkuylluna illuminano soltanto il complesso templare, dando l’impressione che la figura abbia aperto l’occhio e sancendo il simbolico risveglio del lama celeste. L’astronomia inca e la correlata capacità di misurare il tempo ereditate dalle culture preincaiche vennero ulteriormente sviluppate realizzando sofisticati calendari convenzionali e la connessione del complesso con il solstizio d’inverno fu frutto di accurate osservazioni.
Il calendario delle Ombre
Gli Inca furono una delle più grandi civiltà agricole della storia, costruirono imponenti terrazzamenti per coltivare i ripidi scoscendimenti andini e riuscirono ad acclimatare molte coltivazioni fino a quote che superano i 4000 metri di altitudine. Per poter ottimizzare il rendimento dei raccolti era necessario un calendario convenzionale che potesse determinasse i giorni di semina e di raccolto e a tale scopo svilupparono raffinati osservatori astronomici con i quali potevano riconoscere i periodi più propizi dell’anno. Uno dei migliori esempi è il calendario delle ombre inticcahuarina di Ollantaytambo (fig.5).
Canali e fontane
Gli inca furono anche molto abili nel gestire le risorse idriche, crearono acquedotti per sostenere il bisogno idrico dei centri abitati e canali d’irrigazione per le attività agricole. Ollantaytambo è attraversata ancora oggi da canali funzionati. A nord del settore religioso si trova una serie di fontane, probabilmente utilizzate nelle funzioni cerimoniali. La più famosa è stata chiamata “Baño de la ñusta” (Bagno della principessa).