fig.1 Statua del faraone Akhenaton, XVIII dinastia (1350 a.C.). Museo egizio del Cairo

Gli artisti egizi ebbero il compito di concretizzare nelle loro opere i simboli della potenza terrena e ultraterrena dei faraoni pertanto li rappresentarono con atteggiamento serio e volitivo e con muscolatura massiccia indipendentemente da quale fosse il loro reale aspetto fisico. Le riproduzioni artistiche della figura umana non ci mostrano il reale aspetto degli individui rappresentati, ma figure uniformate ai rigidi canoni propagandistici imposti dai dignitari reali. Nelle pitture parietali e nei rilievi, l’individuo veniva rappresentato in posizione statica e con il viso inespressivo, il busto e l’occhio erano ritratti in vista frontale, gli arti e il volto di profilo. La tavoletta di Narmer contiene una delle più antiche rappresentazioni di un sovrano egizio. Si tratta di una lastra votiva datata al 3100 a.C che contiene tutti quei caratteri stilistici che divennero costanti nel corso della millenaria storia egizia. Secondo gli egittologi rappresenterebbe l’unificazione dell’Alto e Basso Egitto effettuata da Narmer, che taluni identificano con Menes, il primo faraone della I prima dinastia.
Nell’arte scultorea veniva accentuata la muscolatura, occhi e orecchie, invece, erano spesso più grandi del normale per affermare il messaggio di autorità e controllo che la monarchia egizia voleva far percepire all’osservatore. Uno dei primi esempi di scultura egizia a tuttotondo è la statua del faraone Djoser (III dinastia, circa 2680 a.C.). La statua era collocata all’interno del serdab della piramide a gradoni di Saqqara, il luogo di sepoltura del faraone. Il sovrano fu ritratto con poche forme squadrate e a grandezza naturale, esso siede con atteggiamento austero sul trono suscitando un eccezionale impressione di potenza e rispetto. Il compito rituale della statua sottolinea invece l’intrinseca e costante funzione religiosa dell’arte egizia.

La civiltà egizia fu la più longeva della storia, riuscì a mantenere la propria identità culturale intatta per quasi tremila anni, proteggendola dalle influenze esterne. Anche le concezioni artistiche rimasero immutate per tutto l’arco della millenaria storia egizia, salvo essere stravolte per un breve lasso di tempo nel corso della XVIII dinastia, durante il regno del faraone Akhenaton. Quest’ultimo, ispirato dall’idea che Aton fosse l’unico dio, diede inizio ad una rivoluzione teologia senza precedenti. A quel tempo il pantheon egizio era affollato da un gran numero di divinità con Amon-Ra al disopra di tutte le altre. Akhenaton lo sostituì improvvisamente con Aton, scontrandosi con i sostenitori del pensiero teologico tradizionale. Contrariamente a quanto avvenne in precedenza non vennero più ammesse immagini personificate del dio Sole, Aton venne dunque rappresentato con la forma di un grande globo luminoso circondato dai suoi lunghi raggi. Inizialmente fu consentito il culto di tutte le divinità a patto che si riconoscesse ad Aton il ruolo di divinità suprema, ma nel quarto anno del suo regno, Akhenaton diede un taglio netto con passato proclamando Aton unico e vero dio.

Rilievo di Amarna conservato al Metropolitan Museum di New York, XVIII dinastia. Akheanton porge un’offerta ad Aton (probabilmente un’anatra). In questa porzione si possono riconoscere le mani che si estendono dai lunghi raggi di Aton. Una mano si protrae verso il faraone porgendogli l’ankh, il simbolo della vita.  fonte immagine

L’iniziativa di Akhenaton incoraggiò una produzione artistica guidata da canoni diametralmente opposti a quelli classici, nota come “arte amarniana”, in riferimento alla moderna località di Amarna, il luogo dove un tempo sorgeva la città di Akhetaton.

fig.2 Rilievo di Amarna. XVIII dinastia. La famiglia reale mentre porge offerte a Aton.

L’esordio dell’arte amarniana è contraddistinto da un verismo esasperato. Le sobrie rappresentazioni parietali e le vigorose immagini statuarie furono sostituite con scene di vita familiare e con immagini grottesche e al limite della caricatura. I colossi del faraone Akhenaton ritrovati ad Amarna sono tutt’altro che vigorosi: gli occhi sono a mandorla, il viso è allungato, le spalle e la vita sono strette, mentre il bacino ampio e flaccido ricorda la forma femminile (fig.1). Gli egittologi si sono interrogati a lungo in merito alle grottesche rappresentazioni del faraone Akhenaton. Le deformazioni sono particolarmente evidenti nelle opere che risalgono ai primissimi anni del suo regno, quelli che precedettero il trasferimento della sede politica e religiosa nella nuova capitale reale che Akhenaton fece costruire nel Medio Egitto (Akhetaton / odierna Amarna). Le deformazioni si attenuano invece nelle opere più tarde, pur senza scomparire del tutto. Alcuni sostennero che il faraone fosse in realtà una donna travestita da uomo, come avvenne un secolo prima durante il regno della regina Hatshepsut, altri, invece, riconobbero in tali deformazioni i segni di una malattia di cui Akhenaton era affetto, ipotesi a mio giudizio abbastanza debole dato il re e la regina venivano comunemente rappresentati con lo stesso aspetto fisico. Al di là delle numerose ipotesi  formulate è probabile che il principale obbiettivo dell’arte amarniana fosse quello di dar seguito alla rivoluzione religiosa e politica iniziata dal faraone con una produzione artistica che fosse immediatamente riconoscibili e per certi versi provocatoria quanto le nuove concezioni teologiche introdotte.

I rilievi di Amarna mostrano inedite scena di vita famigliare, un tema insolito se rapportato ai classici modelli del re-guerriero che ritraggono impavidi faraoni alla guida di azioni militari o nell’atto di colpire il nemico con la mazza (come nel caso della tavoletta di Narmer citata in precedenza). I rilievi decoravano tutti i templi e i palazzi della capitale reale, ciononostante non è stato possibile ricostruire le scene più grandi perché gli edifici vennero abbattuti dopo la morte di Akhenaton e la pietra stessa venne rimossa e trasportata in altri luoghi per essere utilizzata come riempimento per le nuove costruzioni. Dai frammenti ritrovati è emerso tuttavia il senso dei temi rappresentati. Tra le rappresentazioni amarniane più frequenti troviamo: il re e la regina che porgono offerte ad Aton, la famiglia reale che pranza o gioca in compagnia dei figli, i regnanti che passeggiano nel giardino del palazzo reale, ecc…(fig.2, fig.3, fig.4)

fig.3 Stele della famiglia, XVIII dinastia. Conservata al Neues Museum di berlino. Akhenaton e Nefertiti in compagnia delle figlie.

La “Stele della famiglia” conservata al Neues Museum di Berlino ritrae Akhenaton e Nefertiti in un momento intimo di vita famigliare (fig.3). Sullo sfondo nastri pendenti svolazzano al vento mentre i raggi vitali di Aton abbracciano la scena. Scene in rilievo come questa decoravano le parate dei palazzi di Akhetaton.

Il famoso busto di Nefertiti conservato al Neues Museum di berlino è il pezzo più prestigioso di tutta produzione artistica legata al regno di Akheanton. Questo ritratto “ideale” della regina, perfetto e simmetrico nelle proporzioni, contrasta con le prime opere dell’arte amarniana, che appaiono talvolta anomale e bizzarre. Le eccessive e provocatorie forme della fase iniziale vennero lentamente ridimensionate, normalizzando l’aspetto della figura umana.

Alla morte di Akhenaton, dopo  diciasette anni di regno, salì al trono il fratellastro Smenkhara che continuò a governare dalla nuova capitale. Dopo soli due anni gli succedette Tutankhaton, un bambino di soli nove anni. E’ chiaro che un bambino non avrebbe potuto imporre il suo volere per ciò questa nuova incoronazione ha tutta l’aria di essere stata una manovra politica guidata dal potente clero tebano finalizzata al ripristino di tutti i vecchi culti. In breve tempo il sovrano bambino cambiò il suo nome da Tutankhaton (immagine vivente di Aton) a Tutankhamon (immagine vivente di Amon), promuovette una controriforma riabilitando il culto di tutte le divinità e abbandonò la nuova capitale riportando la sede della corte reale a Tebe. Quando il clero tebano riacquistò il potere ogni cosa che potesse riportare alla mente l’eresia di Akhenaton venne cancellata e con esse anche i vincoli di parentela con i suoi discendenti.

fonte:

http://www.oilproject.org/lezione/larte-amarniana-21472.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Arte_amarniana
http://www.francescomorante.it/pag_1/104.htm
http://www.metmuseum.org/toah/hd/amar/hd_amar.htm
http://www.didatticarte.it/storiadellarte/2%20arte%20egizia.pdf