Economie di villaggio basate sulla domesticazione delle piante e degli animali comparvero in Europa già nel VII millennio a.C., insieme ad un modello culturale unico e contemporaneo rispetto a quelli che emersero all’interno della Mezzaluna Fertile durante la rivoluzione neolitica. Senza dubbio furono i contatti avvenuti con il dinamico scenario neolitico del Vicino Oriente ad avviare le popolazioni mesolitiche dell’Europa sud-orientale verso una significativa trasformazione culturale, ma il risultato non fu un mero riflesso delle tradizioni orientali dato che le culture europee svilupparono una propria identità culturale in maniera autonoma.
La regione che vide il concretizzarsi della prima transizione neolitica in Europa attraversa tutta la penisola balcanica, dalle sponde del Mar Adriatico e del Mar Egeo verso nord, fino agli odierni confini meridionali di Ucraina e Polonia, mentre il quadro d’interazione con le popolazioni mesolitiche che abitavano il resto del continente è complesso e porta ad uno scenario in costante evoluzione.

VII-VI millennio a.C. Area occupata della prima civiltà neolitica europea.

Nell’area geografica sopracitata tra il VII e il IV millennio a.C. si affermarono cinque tradizioni neolitiche riconducibili ad un’unica identità culturale che per convenzione è stata definita “Civiltà dell’Antica Europa”. Il regime di sussistenza neolitico venne successivamente acquisito anche dalle popolazioni mesolitiche che risiedevano lungo le coste mediterranee di Francia e Spagna e dalle popolazioni dell’Europa nord-orientale e nord-occidentale.
Le cinque tradizioni culturali appartenute alla Civiltà dell’Antica Europa occuparono le seguenti aree geografiche:

  1. Egeo e Balcani centrali
  2. Adriatico centro meridionale
  3. Bacino mediano del Danubio
  4. Balcani orientali
  5. Moldavia e Ucraina occidentale

Le culture neolitiche dell’Antica Europa raggiunsero un livello socio-culturale e tecnologico molto più complesso rispetto ai loro vicini occidentali e settentrionali, e arrivarono a realizzare perfino insediamenti semi-urbanizzati caratterizzati da una significativa specializzazione del lavoro. Inoltre nel cuore della Penisola Balcanica venne introdotta una forma di scrittura ideografica antecedente a quella impiegata in Mesopotamia alla fine del IV millennio a.C.. La scrittura vinča, così chiamata perché appartenuta all’omonima cultura che occupò il bacino idrografico del Danubio tra il VI e III millennio a.C., è un insieme di simboli rinvenuti su alcuni manufatti che secondo l’opinione degli esperti furono idonei a riportare un concetto. Si presume che la scrittura vinča non fosse adatta a trasmettere un contenuto linguistico diretto pertanto il cuneiforme sumero maturato alla fine del III millennio a.C. in Mesopotamia rimane il primo sistema di scrittura a potersi considerare completo.

Il contesto storico e culturale del neolitico dell’Europa sud-orientale è stato perfettamente riassunto da Marija Gimbutas, un’archeologa e linguista lituana vissuta nel ventesimo secolo.

Tratto da “Le Dee e gli Dei dell’Antica Europa” di Marija Gimbutas. Ed. Stampa alternativa. Trad. a cura di Mariagrazia Pelaia

Se si definisce civiltà la capacità di una certa popolazione di adattarsi all’ambiente mettendo a punto il necessario complesso di arti, tecnologia, scrittura e relazioni sociali, è evidente che l’Antica Europa rientra in questa categoria con ampio margine di successo. Le tracce più eloquenti di questa cultura neolitica europea sono le sculture che testimoniano aspetti della vita altrimenti inaccessibili agli archeologi: le mode nell’abbigliamento, il rituale religioso e le immagini mitiche.
Gli abitanti dell’Europa sud-orientale di settemila anni fa (fase iniziale del neolitico) non sono contadini primitivi. Nel corso di due millenni di stabilizzazione agricola, il loro benessere materiale migliora stabilmente grazie allo sfruttamento sempre più efficace delle fertili valli fluviali. Si coltivano frumento, orzo, veccia, piselli e altri legumi e si allevano tutti gli animali addomesticati presenti oggi nei Balcani, a eccezione del cavallo. La tecnica ceramica e la lavorazione dell’osso e della pietra progrediscono e, introno al 5500 a.C., nell’Europa sud-orientale si comincia a lavorare il rame.

Il commercio e le comunicazioni, che si erano sviluppati nel corso dei millenni, devono aver fornito un enorme slancio incrociato alla crescita culturale. L’archeologo può dedurre l’esistenza di commerci ad ampio raggio dalla vasta diffusione di ossidiana, alabastro, marmo e conchiglie di Spondilo. I mari e le vie d’acqua interne senza dubbio costituiscono le vie di comunicazione più importati e l’ossidiana viene trasportata via mare già dall’inizio del Settimo millennio a.C. L’uso di imbarcazioni è testimoniato dal Sesto millennio in poi, come testimoniano i disegni sulle ceramiche.
Il costante aumento del benessere e la complessità dell’organizzazione sociale producono sicuramente nell’Europa sud-orientale una civiltà urbana in larga parte analoga a quella del Vicino Oriente e della Creta del Terzo e Secondo millennio a.C. La fioritura culturale in continua espansione delle società europee nel Quinto millennio a.C. viene tuttavia interrotta dall’infiltrazione aggressiva e dall’insediamento di pastori seminomadi, antenati degli Indoeuropei, che sconvolgono l’equilibrio di gran parte dell’Europa centrale e orientale nel Quarto millennio a.C. La ceramica variopinta e l’arte scultoria della civiltà in evoluzione dell’Antica Europa svaniscono all’improvviso; solo intorno all’Egeo e sulle isole la tradizione sopravvive fino alla fine del Terzo millennio a.C. e a Creta fino a metà del Secondo millennio a.C. La cultura ellenica antica in Grecia e nelle isole Cicladi e la civiltà minoica a Creata con la sua profusione di arte palaziale costituiscono esempi paradigmatici della cultura neolitica e calcolitica dell’Antica Europa.

Società matriarcali?

Gli oggetti di culto appartenuti alle popolazioni neolitiche dell’Antica Europa hanno messo in luce l’esistenza di un’antica e radicata credenza matrifocale che secondo l’opinione di alcuni esperti potrebbe essere il riflesso spirituale di una remota forma di matriarcato comune a tutte comunità autoctone. La donna, data la sua capacità di procreare, ebbe verosimilmente un ruolo primario all’interno delle società neolitiche europee; si presume che le donne fossero custodi della memoria e delle tradizioni e che le più anziane avessero la facoltà di prendere decisioni nell’interesse della collettività. Questa supposizione, basata su dati parziali e sull’intuito potrebbe essere corretta ma tuttavia non trova il consenso di tutta la comunità scientifica dato che la presenza di una credenza matrifocale non è di per sé sufficiente ad indicare con assoluta certezza l’esistenza trascorsa di una società matriarcale. La polemica ha peraltro sconfinato dall’ambito storico per riversarsi anche su contrapposizioni ideologiche dell’epoca moderna, in particolar modo dopo lo sviluppo del femminismo e dalle reazioni a questo contrarie.
I dati raccolti durante le indagini archeologiche hanno suggerito l’ipotesi di un’economia neolitica fondata sulla distribuzione delle risorse e sul principio di uguaglianza che potesse evitare l’accumulo dei beni. Questa presunta organizzazione sociale, egualitaria e pacifica, sarebbe stata l’antitesi di quella assunta dalle comunità neolitiche del Vicino Oriente, essendo quest’ultima contraddistinta da significative divisioni gerarchiche e rapporti di potere.
La cultura in evoluzione in Europa scomparve improvvisamente tra il V e il IV millennio a.C. a seguito di violente invasioni messe in atto da popoli indoeuropei provenienti dell’Eurasia occidentale.

Dee-serpente, Cultura Cucuteni. (Moldavia, Romania nord-orientale. 4.800/4.600 aC.) fonte immagine

Il culto della Dea Madre

Le campagne archeologiche condotte all’interno dei siti stratificati dell’Antica Europa hanno riportato alla luce 30.000 statuette femminili riconducibili al culto della “Grande Madre”, una delle prime idolatrie paleolitiche a concretizzarsi sotto forma di figure correlate al tema della fertilità e della rigenerazione. Dall’insediamento greco di Sesklo, in Tessaglia, a quello di Vinca sui Balcani, dalle grotte della costa Adriatica alle pianure bagnate dal corso del Danubio, fino ad arrivare al medio e alto corso del Dnestr e del Denpr (un ampia regione che tocca Romania, Moldavia e Ucrania), ovunque il femminino sacro sembra aver rivestito un ruolo di primo piano.

Oggetto di culto, figura femminile (Cultura Starčevo, 5500-4500 a.C. ,Belgrado)

Le figure di donna rappresentate presentano particolari differenze stilistiche legate alle rispettive tradizioni locali ma in ogni caso sono tutte accomunate da attributi sessuali marcati, forme abbondanti e da un volto mascherato dal significato profondamente simbolico. In altri casi il volto è astratto o del tutto assente. Questa caratteristica peculiare ci dice che l’intento degli artisti neolitici non fu di certo quello di realizzare ritratti di donna, bensì quello di creare oggetti di culto canonizzati che potessero rappresentare lo spirito creativo della “Dea Madre” in forma umanizzata.

La sopravvivenza delle società neolitiche dipendeva dal regolare sfruttamento delle attività agricole e dal puntuale ripetersi dei cicli stagionali, pertanto i nostri antenati cercarono di propiziare il periodico rinnovamento dell’ambiente naturale invocando la partecipazione e la benevolenza dello Spirito Madre mediante l’utilizzo di immagini confacenti al tema della fertilità e della rigenerazione.

Le rappresentazioni della maternità sono frequenti; in questi casi le donne mascherate siedono con un bambino sul grembo che a sua volta indossa una maschera analoga a quella della madre (foto in testata. Statuetta Vinca V-IV millennio a.C. Penisola balcanica). Le maschere rappresentano frequentemente serpenti e uccelli. Anche le rappresentazioni sacre della maternità ebbero con ogni probabilità un significato propiziatorio per coloro che vivevano immersi in quel ciclo di morte e rinascita che governa il mondo naturale.
L’utilizzo delle maschere fu una pratica comune a moltissime popolazioni arcaiche fin dal Paleolitico. La maschera era utilizzata per alienare l’individuo dal mondo materiale, al fine di proiettare il suo spirito in un altra realtà, quella ultraterrena. Colui o colei che la indossava poteva perdere la propria identità per assumere quella figura rituale rappresentata. Alla luce di ciò viene da chiedersi se alcune statuette non vogliano in realtà riprodurre l’immagine di un rito che inseriva le donne gravide o le nuove madri in un contesto sciamanico. Le donne gravide ebbero plausibilmente una grande importanza all’interno del contesto divinatorio delle società neolitiche dell’Antica Europa dato che potevano idealmente incarnare lo spirito della natura creando un collegamento tra il mondo materiale e quello spirituale.

Venere paleolitica di willendorf (calcare, 24.000-26.000 a.C., Austria). fonte immagine

Lo sciamanesimo nacque nel Paleolitico, ne ritroviamo una potente sintesi nella pittura rupestre dell’uomo stregone trovata all’interno della grotta di Trois Frères (Francia meridionale, 13.000 a.C.), oppure nella statuetta in avorio dell’uomo-leone ritrovata nella grotta di Hohlenstein (Germania centro-meridionale, 40.000 a.C.). Insieme a queste rappresentazioni teriomorfe i nostri antenati intagliarono anche le prime figure femminili.

Cronologia delle figure femminili più significative risalenti al periodo paleolitico:

  • Venere di Hohle Fels (35.000-40.000 a.C., Germania)
  • Venere di Dolní Věstonice (27.000-31.000 a.C., Repubblica Ceca)
  • Venere di Lespugue (27.000 a.C., Francia)
  • Venere di Willendorf  (24.000-26.000 a.C., Austria)
  • Venere di sMoravany (23.000 a.C., Slovacchia)
  • Venere di Laussel (20.000 a.C., Francia)
  • Venere di Frasassi (20.000 a.C., Italia)

Il culto neolitico della “Dea Madre” è il tenue retaggio di una concezione spirituale nata tra le nebbie del paleolitico e di un mondo ormai scomparso in cui l’uomo viveva a stretto contatto con la natura. La sopravvivenza dipendeva dai frutti che la natura metteva a disposizione dell’uomo perciò è probabile che la prima immagine divina ad essere concepita dalla mente umana fu proprio la “Madre Terra”. Il calore del Sole, l’acqua piovana e sorgiva, i frutti degli alberi e della terra e tutti gli animali erano solo alcuni dei tanti doni che lo spirito della natura metteva a disposizione dell’uomo e pertanto quello spirito, il cui eco si rifletteva in tutte le attività quotidiane svolte dalle femmine del clan, non poteva che essere rappresentata in altro modo se non con il corpo formoso di una donna perché solo nel ventre della donna prendeva forma il miracolo della vita. Lo spirito creativo della “Grande Madre” si manifestava costantemente in ogni cosa del creato e siccome la benedizione della Madre doveva essere sempre presente ovunque l’uomo andasse, era necessario portarla con sé sotto forma di amuleto, insieme a tutti gli utensili necessari alla sopravvivenza.

Lettura tematica consigliata da Civiltà eterne.it

Lista delle principali culture dell’Antica Europa neolitica
riportata da Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Neolitico#Diffusione_della_cultura_neolitica_in_Europa

Tessaglia, Balcani, regione danubiana

La cultura neolitica si diffuse precocemente nella penisola balcanica, ma è tuttora discusso se si sia trattato di spostamenti di comunità che arrivarono a colonizzare zone precedentemente in gran parte disabitate, ovvero di una precoce adozione da parte delle comunità indigene mesolitiche delle diverse innovazioni della cultura neolitica, in modo a volte scaglionato nel tempo. Il processo di “neolitizzazione” potrebbe anche essersi verificato con modalità miste.

Venere di Pazardzhik. Cultura Cucuteni. Circa 4500 a.C. National History Museum Vienna.
  • Sesklo (sito in Tessaglia, 6850-4400 a.C. circa) con sviluppo che sembra essere indipendente dai siti del Vicino Oriente, sia per la ceramica, sia per l’allevamento.
  • Dimini (sito in Tessaglia, dal 4800 a.C. circa).
  • Cultura di Karanovo (dal sito di Karanovo, in Bulgaria, 6200 – 5500 a.C. circa), per le fasi del Neolitico antico (Karanovo I-II) e del Neolitico recente (Karanovo III-IV).
  • Cultura di Starčevo-Körös (dal sito di Starčevo presso Belgrado in Serbia e del fiume Körös in Ungheria, 6200-5600 a.C. circa).
  • Cultura di Vinča (dal sito di Vinča, ancora presso Belgrado, in Serbia, di datazione discussa, ma successiva alla precedente).
  • Cultura della ceramica lineare (chiamata anche “cultura della ceramica decorata a nastro”, in inglese Linear Pottery culture, o anche Linear Band Pottery, Linear Ware, Linear Band Ware, Linear Ceramics culture, o ancora Danubian I culture secondo Vere Gordon Childe, o Incised Ware Group; in tedesco Bandkeramische Kultur o Linienbandkeramische Kultur, abbreviata LBK): diffusa tra il 5600/5500 a.C. e il 4500 a.C. circa, a partire dal medio corso del Danubio e dal corso medio e superiore dell’Elba e del Reno, alle sue origini fu probabilmente influenzata dalla cultura di Starčevo-Körös dei Balcani.
    Nella sua prima fase ebbe un’estensione orientale (“cultura della ceramica lineare orientale”, in inglese Eastern Linear Pottery culture).
    Nella sua fase intermedia sviluppò la “cultura della ceramica a note musicali” (Musical Note Pottery culture o Notenkopfkeramik).
    Nella sua fase tarda è nota come “cultura della ceramica decorata a punzone” (in inglese Stroked Pottery culture o Stroke-ornamented Ware culture o Danubian culture Ib secondo Vere Gordon Childe; in tedesco Stichbandkeramik Kultur). Giunse ad occupare un’area tra la Moldavia e la valle della Senna.
  • Cultura di Rössen, successe alla cultura della ceramica lineare in gran parte della Germania, nei Paesi Bassi sudorientali, nella Francia nord-orientale, nel nord della Svizzera e dell’Austria tra il 4600/4500-4300 a.C. circa.
  • Cultura di Lengyel (sito dell’Ungheria centrale; 4900-4000 a.C. circa). Si diffuse parallelamente alla cultura di Rössen nella Slovacchia sud-occidentale e nell’Ungheria occidentale, estendendosi quindi all’Austria, alla Croazia e alla Polonia.
  • Cultura di Chassey (dal sito presso Chassey-le-Camp, Saona e Loira). Si diffuse nella valle della Senna e nell’alta Valle della Loira tra il 4500 e il 3500 a.C.
  • Cultura di Cucuteni-Trypillian (dai siti di Cucuteni, in Romania, e di Trypillja o Tripolje, in Ucraina; 5500/5400 – 2750/2700 a.C. circa), sviluppata lungo il corso alto e medio del fiume Nistro (o Dniester), nell’attuale Moldavia, e estesa verso nord-est fino al fiume Dnepr (o Dnieper), nell’attuale Ucraina.

Mediterraneo

Lungo le coste del mar Mediterraneo si ebbe una rapida diffusione della cultura neolitica (agricoltura e allevamento, ceramica), che ha fatto supporre una colonizzazione da oriente su rotte commerciali marittime già conosciute. In tutta quest’area sono note solo poche località mesolitiche.

  • Cultura della ceramica impressa. Si diffuse nella prima metà del VI millennio a.C. dalle coste occidentali della penisola balcanica verso le coste adriatiche dell’Italia meridionale, espandendosi fino alla Sicilia e lungo le coste tirreniche. Una variante è la ceramica impressa detta “ligure”, diffusa nell’Italia nord-occidentale e sulle coste francesi, con occupazione di aree differenti da quelle con tracce di frequentazione mesolitica.
    Nella seconda metà del VI millennio a.C., all’incirca a partire dal 5400 a.C., la cultura della ceramica impressa (o cardiale) si diffuse sulle coste mediterranee della penisola iberica e fino all’odierno Portogallo. In generale rimasero numerosi gli insediamenti in grotta e le testimonianze di uno stile di vita forse seminomade, che induce ad ipotizzare una diffusione attraverso piccole comunità neolitiche di agricoltori provenienti dal mare che andarono ad occupare le aree lasciate libere dalle comunità mesolitiche locali di cacciatori e raccoglitori, le quali vennero progressivamente, ma lentamente assimilate. Dalle coste si ebbe inoltre una lenta penetrazione verso l’interno (valle del Rodano, valle dell’Ebro).
    In Italia meridionale la cultura neolitica della ceramica impressa si diffuse, tra la seconda metà del VI millennio a.C. e gli inizi del V, soprattutto nella regione del Tavoliere e nella valle dell’Ofanto, in Puglia, e in Basilicata, da dove si diffuse verso nord e verso l’interno e la costa tirrenica. Sono presenti insediamenti all’aperto lungo le coste e le valli dei fiumi ed è attestata un’economia basata sulla cerealicoltura e sull’allevamento, integrata dallo sfruttamento delle risorse spontanee. Si tratta di zone dove le comunità locali mesolitiche erano state probabilmente poco consistenti, in modo analogo a quanto sembra sia avvenuto in Grecia. Si susseguirono in quest’ambito varie facies, caratterizzate dallo stile della decorazione ceramica, prima impressa e incisa, poi dipinta.
    Una forma di comunicazione espressiva extralinguistica è rappresentata in Salento dall’arte pittorica parietale in grotta, il cui più importante esempio è costituito dai pittogrammi figurativi e simbolico-astratti presenti a migliaia nella Grotta dei Cervi di Porto Badisco (nei pressi di Otranto). La cavità ipogea fu scoperta nel 1970 dal Gruppo Speleologico Salentino di Maglie.
    In Sicilia è presente una maggiore continuità rispetto alle locali comunità mesolitiche, in analogia a quanto si riscontra nell’area di diffusione della ceramica cardiale: il sito della grotta dell’Uzzo ha restituito stratigrafie che proseguono senza interruzione dal mesolitico, evidenziando una transizione più graduale, con un’accentuazione delle attività di pesca e raccolta di frutti spontanei nei livelli immediatamente precedenti a quelli neolitici. Anche in quest’area si svilupparono una serie di culture locali nell’ambito della ceramica impressa. L’isola di Lipari venne colonizzata all’inizio del V millennio a.C. da genti provenienti dalla Sicilia per lo sfruttamento dei suoi giacimenti di ossidiana.
    In Italia centrale la presenza dell’Appennino determinò la formazione di aree culturali differenziate sul versante tirrenico e su quello adriatico, con diverse facies culturali che si susseguirono l’una all’altra, con parziali sovrapposizioni.
    In Italia settentrionale la variante della cultura della ceramica impressa ligure, si affermò sulla costa della Liguria nella prima metà del VI millennio a.C. Alla fine del millennio l’area della pianura padana era interessata da un mosaico di culture accomunate dalla decorazione ceramica. Alla colonizzazione degli agricoltori neolitici, che avevano probabilmente seguito percorsi commerciali già solidamente stabiliti in precedenza, si mescolò l’assimilazione delle pratiche neolitiche da parte delle comunità locali mesolitiche, portando ad attardamenti nell’industria litica e nel mantenimento degli usi di caccia e raccolta. All’inizio del V millennio a.C. il precedente mosaico culturale venne sostituito dall’unitaria cultura dei vasi a bocca quadrata, diffusa dalla Liguria al Veneto. Alla fine del millennio l’area venne progressivamente influenzata dalla cultura di Chassey (in Italia anche detta cultura di Lagozza), originaria della Francia, che finì con il sostituire la cultura precedente.
    In Sardegna lo sfruttamento dei giacimenti di ossidiana del Monte Arci portò al precoce sviluppo delle culture neolitiche, introdotte con la cultura della ceramica impressa agli inizi del VI millennio a.C. Vi erano largamente diffusi diversi tipi di monumenti megalitici e si manifestarono diverse culture locali. Nell’ultima fase si introdusse nella parte nord-occidentale dell’isola la cultura del vaso campaniforme, transitata di seguito in Sicilia assieme ad aspetti culturali tipici dell’Occidente atlantico, tra cui la produzione di piccoli edifici funerari a forma di dolmen (fine III millennio a.C.) che raggiungeranno anche la vicina isola di Malta.

Europa nord-occidentale e atlantica

La diffusione della cultura della ceramica lineare si era arrestata prima di raggiungere le coste dell’Atlantico e del Baltico, probabilmente a causa della presenza di comunità di cacciatori e raccoglitori mesolitiche che si limitarono a scambiare con le comunità neolitiche oggetti, materie prime e specie domestiche.
Nelle isole britanniche si ebbe probabilmente una lunga coesistenza di entrambe le culture (comunità di colonizzatori agricoltori neolitici e gruppi locali di cacciatori e raccoglitori di cultura mesolitica). In queste zone ebbero particolare sviluppo i monumenti megalitici di cui l’esempio più celebre è il sito di Stonehenge.

Ulteriore diffusione in Europa centro-settentrionale e orientale

  • Cultura del bicchiere imbutiforme (in inglese Funnelbeaker culture e in tedesco Trichterbecher culture, abbreviata come TRB). Preceduta dalla “cultura di Ertebølle” (da un sito archeologico danese), ancora di cacciatori-raccoglitori, si diffuse tra il 4200/4000 a.C. circa e il 2700 a.C., dalla foce dell’Elba alla foce della Vistola, e dalla Scandinavia meridionale, alla Danimarca, ai Paesi Bassi e alle coste tedesche e polacche.
  • Cultura di Narva, diffusa nei paesi baltici, nella Prussia Orientale e nelle vicine aree della Polonia e della Russia. Successe alla mesolitica cultura di Kunda e si prolungò fino alla prima età del bronzo. Nella sua fase tarda subì l’influsso delle culture della ceramica cordata, del bicchiere imbutiforme e dell’anfora globulare.
  • Cultura dell’anfora globulare (in inglese Globular Amphora Culture e in tedesco Kugelamphoren), occupò tra il 3400 a.C. e il 2800 a.C. la medesima area della cultura del bicchiere imbutiforme nella sua ultima fase e si sovrappose alla zona di diffusione centrale della cultura della ceramica cordata. A sud le fu contemporanea la cultura di Baden e a nord-est la fase finale della cultura di Narva.
  • Cultura della ceramica cordata o “dell’ascia da combattimento” o “della sepoltura singola” (in inglese Corded Ware culture o Battle Axe culture o Single Grave culture; in tedesco Schnurkeramik o Streitaxt Kultur o Einzelgrabkultur), sviluppata nel tardo Neolitico e fiorita nel calcolitico, fino alla prima Età del bronzo, tra il 3200/2800 a.C. e il 2300/1800 a.C., nell’area tra il Reno e il Volga e nella Scandinavia meridionale, arrivando a sud fino alla Repubblica Ceca e alla Slovacchia.
  • La cultura del vaso campaniforme (in inglese Bell-Beaker culture o Beaker culture e in tedesco Glockenbecherkultur) si diffuse tra il 2800 e il 1900 a.C. circa dal Portogallo alle regioni della Germania fino al fiume Elba, all’alto corso del Danubio e in Ungheria e ancora nelle isole britanniche, in Sardegna e Sicilia. La sua origine è stata riconosciuta nei Paesi Bassi e nella regione renana

fonti:
-Le Dee e gli Dei dell’Antica Europa di Marija Gimbutas. Ed. Stampa alternativa. Trad. a cura di Mariagrazia Pelaia
-http://www.laviadelfemminile.it/grande-madre/matriarcato/principio-le-madri-prima-parte
-https://it.wikipedia.org/wiki/Neolitico#Diffusione_della_cultura_neolitica_in_Europa
-http://storia-controstoria.org/antiche-culture/donne-uccello-e-donne-serpente/
-https://storia-controstoria.org/paleolitico/le-veneri-del-paleolitico/