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L’Enuma elis è un poema babilonese dedicato al mito della creazione e alle imprese del dio Marduk, la divinità poliade di Babilonia. Il poema è scritto lingua accadica su sette tavolette di argilla e nel suo complesso riassume i convincimenti cosmogonici e teogonici babilonese del I millennio a.C. La scoperta di questa opera letteraria avvenne nel 1875 grazie all’impegno del famoso assiriologo britannico George Smith e nel tempo fu seguita dal rinvenimento di altri manoscritti analoghi, tutti quanti databili ad un periodo approssimativamente compreso tra il 1000 e il 300 a.C.. Sulla base delle ricerche più recenti si ritiene che la prima copia del poema risalga al regno di Nabucodonosor I, quarto sovrano della II dinastia di Isin (1125 a.C.).
L’Enuma Elis è diventato oggetto di accese discussioni pseudoscientifiche in seguito alle pubblicazioni di Zacharia Sitchin (1920-2010), un economista americano di origini azere che, malgrado una grave mancanza di competenze specifiche in merito al contesto storico-culturale e archeologico dell’Antica Mesopotamia, conseguì una relativa notorietà grazie alle sue personali interpretazioni delle scritture cuneiformi. Le speculazioni di Sitchin ruotano intorno alla “teoria degli antichi astronauti”, perciò è bene sapere che le sue conclusioni non furono ricavate da una traduzione letterale delle scritture cuneiformi, bensì da una personale interpretazione del testo.

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Pantheon babilonese. fonte immagine

Traduzione completa dell’Enuma Elis in fomrmato PDF: http://www.andreapolcaro.it/Dispense_files/Enuma%20Elish.pdf

Traduzione letterale della Tavola I (il mito della creazione babilonese)

Questa pagina è dedicata alla prima tavola, quella che contiene i miti cosmogonici che descrivono la creazioni degli dèi maggiori.

La creazione
Tratto dalla Tavola I dell’Enuma Elis:

Quando in alto i cieli non
avevano un nome,
e in basso la terra non era
chiamata per nome,

esistevano (soltanto) Apsu, il
primo, il loro progenitore,
e la creatrice Tiamat, che ha
prodotto tutti:
essi mescolavano le loro acque,
fondendole in un tutt’uno,

prima ancora che i prati fossero
formati e gli stessi canneti si
[potessero individuare,
quando nessuno degli dèi era
(ancora) apparso
o aveva ricevuto il nome e i
destini non erano fissati,

allora nel loro seno furono creati
gli dèi:
Lahmu e Lahamu apparvero e
ricevettero un nome.

Mentre essi si sviluppavano e
assumevano la loro forma
(attuale),
Ansar e Kisar furono creati, ad
essi superiori:
Questi allungarono i loro giorni,
Moltiplicato i loro anni!

Anu, il loro figlio, che rivaleggiava
con i suoi padri,
Anu, il figlio primogenito, fu
uguale ad Ansar;

e Anu generò Nudimmud (Ea) a sua
immagine e somiglianza;
Nudimmud era il <<controllore>>
dei suoi padri:

di profonda introspezione,
saggio, di grande forza,
più potente del genitore dei suoi
padri, Ansar,
egli non aveva eguali a se
stesso, tra i suoi fratelli divini!

fonte traduzione: Mitologia assiro-babilonese, Giovanni Pettinato, Edizione UTET, 2013

Il testo comincia con le parole “Quando lassù” e questo passo da anche il titolo all’intera composizione letterale (Enuma Elish). La narrazione ha inizio nel nulla, quando l’universo non era ancora stato creato. All’origine esistevano soltanto due divinità primordiali, Apsu e Tiamat, le personificazioni dei principi creativi. A differenza delle concezioni cosmogoniche sumere, che ponevano agli inizi della creazione il cielo e la terra, quelle babilonesi affondano le loro radici in un tempo più lontano, dominato dalle sole acque primordiali, quelle dolci e quelle salate. Dall’unione di Apsu e Tiamat nacquero la dea Lahamu e il suo compagno Lahmu e mentre quest’ultimi crescevano venne alla luce una nuova generazione di divinità, Ansar e Kisar (il cielo e la terra), che a loro volta generarono Anu, dio della volta celeste. Anu creò poi Nudimmud, un appellativo di Ea. Il testo enfatizza le caratteristiche di Ea, descrivendolo più potente del padre di suo padre.

Crisi di ribellione dei giovani dèi
Tratto dalla tavola I dell’Enuma Elis:

Questi dèi fratelli si unirono
insieme:
Essi disturbavano Tiamat; il loro
clamore era assordante:
Essi sconvolsero i nervi di
Tiamat;
e con le loro danze misero
scompiglio in Anduruna.

Apsu non riusciva a contenere
il loro tumulto
e Tiamat era senza parole
davanti a loro

il loro comportamento non le
piaceva (davvero),
ma, per quanto la loro condotta
fosse riprovevole, essa
[non voleva punirli.

Allora Apsu, il genitore dei
grandi dèi,
chiamò Mummu, il suo araldo,
e disse:

<<Mummu, araldo, che riempi di
gioia il mio cuore,
orsù, andiamo da Tiamat!>>

Essi andarono e si
accomodarono davanti a
Tiamat,
consultandosi sui loro figli
divini.

Apsu aprì la sua bocca
e così parlò, alzando la voce, a
Tiamat:

<<La loro condotta mi è
insopportabile,
di giorno non trovo pace, di
notte non riesco a dormire!

Voglio annientare e disperdere il
loro modo d’agire,
in modo che regni il silenzio e
noi possiamo (così) dormire!>>

Quando Tiamat udì ciò,
essa si arrabbiò e sgridò il suo
sposo;

essa gridò tutto il suo dolore,
adirata con se stessa,
si lamentò per la disgrazia
incombete:

<<come possiamo distruggere
ciò che noi stessi abbiamo
creato?
Quand’anche la loro condotta ci
sia dispiaciuta, noi dobbiamo
pretendere la disciplina con
dolcezza!>>

Intervenne Mummu con un
consiglio ad Apsu,
il consiglio di Mummu era simile
a quello di un araldo malevolo:

<<Distruggi, padre mio, la
condotta turbolenta,
affinché tu trovi la pace di
giorno, e possa dormire di
notte!>>

Apsu si rallegrò con lui; il suo
viso s’illuminò,
perché questi aveva escogitato il
male nei confronti dei suoi figli
[divini.

Mummu quindi gettò le braccia
al (suo) collo;
sedette sulle ginocchia e lo
baciò.

Ciò che essi avevano discusso
nella loro assemblea
fu comunicato agli dèi, loro
primogeniti.

Gli dèi l’udirono e entrarono in
agitazione;
il silenzio calò su di loro ed essi
sedettero ammutoliti.

fonte traduzione:fonte traduzione: Mitologia assiro-babilonese, Giovanni pettinato, Edizione UTET, 2013 

Apsu e Tiamat vennero ad un certo punto disturbati dal “trambusto” creato dalle giovani divinità che loro stessi avevano creato. Questi dèi portarono scompiglio “nell’anduruna” (luogo celeste in cui risiedono gli dèi), disturbando la tranquillità delle divinità primordiali. La madre Tiamat era infastidita dal comportamento dei giovani rampolli, ciononostante sopportava la loro condotta molesta, ma Apsu, non riuscendoli a placare, convocò il suo araldo Mummu e insieme a quest’ultimo andò da Tiamat a dichiarare la sua intenzione di ucciderli. Tiamat era contraria all’idea di sterminare ciò che aveva creato, ma il volere di Apsu ebbe il sopravvento. Quando le giovani divinità appresero la volontà del padre Apsu si ammutolirono tutti dalla paura, tranne Ea, il più intelligente e forte tra i rampolli.

Ea risolve la crisi
Tratto dalla tavola I dell’Enuma Elis:

Colui che è d’intelligenza
superiore, lo scaltro e saggio,
Ea, che comprende tutto, capì
le loro trame.

Egli lo disegno e lo rese
completo,
lo realizzò egregiamente come il
più eccelso: il suo incantesimo
[(appunto).
Egli lo recitò e lo dispose sulle
acque;
versò su di lui il sonno, mentre
egli riposava,

addormentò Apsu
infondendogli il sonno,
mentre Mummu, il consigliere,
era inebetito per l’ansia.

Egli spezzò i suoi muscoli, gli
prese via la corona,
lo privò del suo splendore e se ne
appropriò.

Egli quindi incatenò Apsu e lo
uccise;
rinchiuse poi Mummu e lo
trattò rudemente.

Egli stabilì nell’Apsu la sua
residenza,
afferrò Mummu e tenne
saldamente il suo anello del
naso.

Dopo che Ea ebbe legato e
sgozzato i suoi nemici,
e così ottenuto la vittoria sui
suoi nemici,

si riposò pacificamente nel suo
appartamento,
e lo chiamò Apsu, fissandovi la
sua santa residenza.

Eglì fondò colà la sua abitazione,
ed Ea e Damkina, sua moglie, vi
si insediarono magnificamente.

fonte traduzione:fonte traduzione: Mitologia assiro-babilonese, Giovanni pettinato, Edizione UTET, 2013 

Ea anticipò l’iniziativa di Apsu e per mezzo di un sortilegio lo addormentò e lo uccise, “gli levò il fulgore soprannaturale e se ne rivestì lui stesso”. Con questa azione Ea si pose al di sopra degli altri giovani dèi, in più stabilì nelle acque dolci dell’abisso la sua nuova residenza e vi si recò con la sua compagna Damkina (la cui origine non viene specificata), diventando il dio dell’abisso in cui sono conservate le acque dolci necessarie alla vita.

Marduk, dio poliade di Babilonia, in una immagine proveniente da un sigillo cilindrico in lapislazzuli risalente al IX secolo a.C., e dedicato al dio dal re babilonese Marduk-zâkir-šumi (regno: c. 854-819 a.C.). Secondo l’iscrizione che accompagna il manufatto, esso doveva comporsi in oro ed essere appeso alla statua del dio posta nel tempio di Marduk, l’Esagila, a Babilonia. fonte immagine

La creazione di Marduk
Tratto dalla tavola I dell’Enuma Elis:

Nella cella dei destini, nella
stanza degli archetipi,
fu generato il più saggio dei
saggi, il più intelligente degli
dèi, Bel.

Marduk fu partorito nell’Apsu,
nel puro Apsu nacque Marduk:

Ea, suo padre, lo generò,
Damkina, sua madre, lo partorì.

Egli fu allattato al seno delle
dee,
una balia lo allevò e lo riempì di
splendore.

La sua corporatura era ben
sviluppata, lo sguardo dei suo
[occhi accecante;
la sua struttura era virile,
potente fin dall’inizio.

Anu, genitore di suo padre, lo
vide,
fu pieno di giubilo e rise; il suo
cuore si riempì di gioia.

Egli lo rese perfetto: la sua
divinità era rimarchevole;
egli divenne eccelso, superiore
per le sue qualità ad essi
[(=gli altri dèi);
la sua figura era
straordinariamente
meravigliosa:
impossibile da concepire, a
fatica da guardare;

quattro erano i suoi occhi,
quattro le sue orecchie;
quando egli muoveva le sue
labbra, ne fuoriusciva fuoco;

le sue quattro orecchie erano
grandi,
e i suoi occhi abbracciavano
similmente ogni cosa;

la sua statura era
straordinariamente grande: essa
superava
[(quella) degli altri dèi;
la sua struttura fisica non era
comparabile, la sua figura era
[eccezionalmente grande:

<<Mari, Utu: Mari, Utu;
Figlio, sole, sole degli dèi>>

era ricoperto dello splendore di
10 dèi; così eccelsa era la sua
forza;
i cinquanta <<terrori>> erano
radunati in lui.

Anu creò e generò i quattro
venti
e glieli regalò: <<Figlio mio,
lasciali turbinare!>>

Egli creò la polvere e la lasciò
portare via da una tempesta;
egli fece quindi un uragano, per
spazientire Tiamat:

Tiamat era scombussolata, era
fuori di sé giorno e notte;
gli dèi non trovavano pace, essi
……

Nel loro cuore essi concepirono
allora (un disegno) cattivo,
e si rivolsero alla loro madre,
Tiamat:

<<Quando Apsu, tu marito, fu
ucciso,
non sei stata al suo fianco, ma te
ne stavi seduta in silenzio.

Furono allora creati i quatto
venti cattivi
per metterti a disagio, in modo
che noi non potessimo dormire.

Tu non hai pensato un solo
momento a tuo marito, Apsu
o a Mummu, che è in prigione!
Ora tu siedi tutta sola.

D’ora in avanti tu sarai
totalmente disperata,
e per quanto concerne noi che
non riusciamo a trovare pace,
[(alloravuoil dire che) tu non ci
ami più!

Pensa al nostro fardello; i nostri
occhi sono già prosciugati.
Liberaci da questo giogo
immane, in modo che possiamo
dormire.

C’è stata lotta; vendicati!
[] …… annullali!>>

 

Fonte traduzione: fonte traduzione:fonte traduzione: Mitologia assiro-babilonese, Giovanni pettinato, Edizione UTET, 2013

Dall’unione di Ea e Damkina nacque Marduk. Per la seconda volta si assiste alla nascita di un nuovo dio che supera in forza, bellezza ed intelligenza i suoi predecessori. Nonostante lo stile narrativo dell’opera sia estremamente conciso, viene dedicato ampio spazio all’esaltazione di Marduk, trasmettendo riverenza nei confronti del nuovo nascituro. Viene descritto come un uomo fatto fin dalla nascita, pieno di forza fin dal principio e molto più sublime delle altre divinità. Anu rimase estasiato nel vederlo e decise di regalargli i quattro venti. Marduk li fece turbinare, disturbando ancora una volta la tranquillità di Tiamat e riconfigurando la medesima situazione che precedentemente aveva portato ad uno scontro generazionale e all’uccisione di Apsu da parte di Ea. Questa narrazioni sono l’espressione simbolica della condizione umana, qui rappresentata attraverso una completa umanizzazione delle figure divine.

Tiamat si prepara alla guerra
Tratto dalla tavola I dell’Enuma Elis:

Tiamat [ascoltò] il loro
discorso, ed esso le piacque:
<<Creiamo dei demoni, [così
come] avete consigliato.
[…] …. gli dèi là dentro!>>

Essi pianificarono [il male]
contro la loro progenie divini
Essi fecero cerchio e
affiancarono Tiamat:

furibondi, irrequieti giorno e
notte,
ansiosi di combattere, irruenti,
infuriati,
fecero un’assemblea per
dichiarare guerra.

La madre Hubur che ha creato
ogni cosa,
consegnò armi invincibili, e
partorì draghi giganti:

essi avevano denti aguzzi,
erano spietati;
i lor corpi riempì di veleno,
invece che di sangue;

essa rivestì gli orribili draghi di
terrore,
li caricò di splendore
(terrificante) e li fece simili a dèi:

<<Chi li vede, deve perire
miseramente!
Possano essi assaltare in
continuazione, senza mai
retrocedere!>>
Essa creò l’idra, il drago, l’Eroe
peloso,
il grande demone, il cane
selvaggio e l’uomo scorpione,

demoni orribili, l’uomo-pesce e
l’uomo-toro,
che brandiscono armi spietate e
non temono la battaglia:

le sue disposizioni erano
straordinarie, nessuno poteva
[contrastarle!
In tutto ne fece undici siffatti.

Trai suoi figli divini, che essa
aveva riunito in assemblea,
essa innalzò Kingu, lo rese
grande tra loro;

il comando delle truppe, la guida
dell’assemblea,
il portare le armi, la conduzione
della battaglia, la preparazione
[alla guerra,

la più alta carica militare, il
comando supremo,
essa gli affidò e lo fece sedere su
un trono:

<<Io ho lasciato per te la fortuna
magica e ti ho elevato
[nell’assemblea degli dèi;
ti ho affidato la signoria sugli
dèi,

tu sei innalzato in verità, mio
sposo, tu sei famoso,
i tuoi ordini abbiano una valenza
assoluta su tutti gli
[Anunnaki!>>

Essa gli consegnò (inoltre) la
tavola dei destini e la fissò al suo
[petto:
<<Il tuo comando non deve essere
mai cambiato, la tua parola sia
[durevole!>>
Dopo che Kingu fu innalzato ed
ebbe preso possesso della
[dignità di Anu,
essa assegnò i destini ai suoi
figli divini:

<<Possa la vostra parola placare il
dio-fuoco,
possa il vostro veleno
concentrato sconfiggere
l’aggressione!>>

fonte traduzione:fonte traduzione: Mitologia assiro-babilonese, Giovanni pettinato, Edizione UTET, 2013 

La tranquillità di Tiamat venne disturbata dal giovane Marduk. La prima volta Tiamat fu compassionevole nei confronti della sua progenie, ma in questa occasione il suo impeto fu furioso. Alcuni dèi non meglio specificati le ricordarono di quando non fece nulla per difendere il suo sposo dall’assalitore Ea, e così facendo l’attizzarono alla guerra contro Marduk. Tiamat generò dunque mostri di ogni genere, ai quali conferì pari forza degli dèi e al loro comando promuovette Kingu, un’altra divinità dall’origine non specifica. Kingu divenne il secondo sposo di Tiamat e il custode delle tavole dei destini. Tiamat, con gli dèi che la sostenevano, dichiarò guerra a Marduk.

Qui si conclude la prima tavola dell’Enuma Elish, quella dedicata alla creazione delle prime divinità.

fonti:
Mitologia assiro-babilonese. Giovanni Pettinato. UTET, 2001
http://www.andreapolcaro.it/Dispense_files/Enuma%20Elish.pdf
http://www.biosferanoosfera.it/scritti/ANTICHE%20CONOSCENZE.pdf
http://www.kanar.altervista.org/articoli/enuma_elish.html
http://it.wikipedia.org/wiki/En%C3%BBma_Eli%C5%A1

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Divulgatore storico esperto in archeoastronomia.
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