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L’esatta origine del simbolo Djed è sconosciuta. Probabilmente nacque dall’evoluzione di un pittogramma preistorico (o un ideogramma) legato ai concetti di “fertilità” e “stabilità”. Si crede che in origine rappresentasse un palo della fertilità, mentre nel corso dell’epoca predinastica fu associato a Ptah, il demiurgo che dette origine a tutte le cose, i cui attributi furono successivamente assunti in parte da Atum e Osiride all’inizio del periodo dinastico. Nelle rappresentazioni artistiche Ptah tiene tra le mani uno scettro, o un amuleto, che anticamente veniva chiamato “The Noble Djed”, un simbolo composto sovrapponendo il simbolo “Ank” e quello “Djed”.
Con l’evoluzione del pensiero teologico la forma del pilastro Djed assunse un significato complesso, alludendo all’idea che tutto ciò che può reggersi in piedi è di conseguenza vivo. Durante l’epoca dinastica fu associato alla colonna vertebrale del dio Osiride, tanto che venne usato anche per rappresentare lo stesso dio su alcune rappresentazioni parietali. Il significato di questo simbolo è da ricercare nel mito di Osiride.
Osiride regnò sulla terra egizia fin quando venne assassinato dal perfido fratello Seth, per poi risorgere nell’oltretomba come signore dei morti. Grazie alla colonna vertebrale un corpo può mantenere la posizione eretta e la forma stilizzata del pilastro Djet ricorda vagamente questa parte del corpo umano.
La connessione tra il simbolo Djed e la colonna vertebrale di Osiride nacque dalla credenza che quest’ultimo potesse reggersi in piedi nonostante la morte, in riferimento alla sua resurrezione nell’aldilà.
Questo simbolo ricorre spesso all’interno degli ambienti funerari, evocando il significato metaforico della rinascita nell’aldilà, rappresentata dalla capacità di mantenere la posizione eretta. Gli egizi credevano che l’immagine simbolica della spina dorsale di Osiride avrebbe incoraggiato l’anima del defunto a sollevarsi dal corpo per muoversi verso l’aldilà.
In alcuni casi il Djed veniva dipinto direttamente sul sarcofago in chiaro riferimento alla resurrezione di Osiride, in cui l’anima del defunto s’identificava durante il viaggio nel Dwat.
Su una raffigurazione parietale del tempio di Abydos il faraone Sethi I è rappresentato in rilievo nell’atto di sollevare il pilastro Djed con l’aiuto della dea Iside (sorella e consorte di Osiride) (fig.2). Questa immagine evoca la “cerimonia dell’erezione del pilastro” che seguiva quella della “semina dei letti di Osiride”, un importante ricorrenza egizia che si celebrava quando la piena del Nilo si ritirava e lasciava uno strato di fertile limo sui terreni destinati alla coltivazione.
Osiride, oltre ad essere il Signore dell’oltre tomba, era anche il Dio del grano e della vegetazione, in quanto la germinazione delle piante veniva associata alla sua capacità di risorgere. Queste cerimonie avevano dunque a che fare non solo con la nascita del grano, rappresentata dall’ergersi dei germogli, ma con un concetto di rinascita molto più ampio.
fonti:
https://jworgit.blogspot.it/2016/05/djed-origini-e-storia.html
http://www.elenafrascaodorizzi.it/libri/il-festival-di-khoiak-il-pilastro-djed-il-letto-e-il-mattone-di-osiride-il-verdeggiante/
Manuel Bonoli
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