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Garcilaso de la Vega fu uno scrittore peruviano che documentò le origini e gli aspetti culturali degli antichi abitanti del Perù. Nacque a Cuzco nel 1539 e venne soprannominato “El Inca” siccome era figlio del conquistatore spagnolo Sebastián Garcilaso de la Vega y Vargas e della principessa inca Isabel Suárez Chimpu Ocllo, una discendente del sovrano inca Huayna Capac. All’interno del suo libro “Commentari reali degli Inca” (pubblicato a Lisbona agli inizi del 1600 d.C.) riportò una descrizione delle pratiche anticamente impiegate nelle Terre Inca per deformare il cranio dei neonati:

“Deformavano il capo ai neonati appena venivano al mondo, a tale scopo ponendo loro sulla fronte un tavoletta e un’altra sulla nuca e giorno per giorno stringendole insieme fino all’età di quattro anni, in modo che il cranio ne risultasse appiattito e largo, e non contenti di averlo schiacciato il più possibile, radevano i capelli fino alla sommità e alla nuca lasciando quelli ai lati, i quali non dovevano essere pettinati e lisciati, bensì crespi e irti, onde aumentare la mostruosità delle facce “.

Tratto da “Commentari reali degli Inca”, Garcilaso de Vega, 1°edizione 1609

fig.1 Deformazione cranica riconducibile alla cultura paracas 750 a.C.-100 d.C.

Garcilaso de la Vega era di origini inca da parte di madre, ciononostante non nascose il suo ribrezzo nei confronti di queste pratiche culturali. A quell’epoca non poteva immaginare che si trattava di un fenomeno diffuso in varie parti del mondo.  Tra i primi a rendersene conto ci fu il famoso antropologo Charles Darwin, che alla metà del XVII secolo scrisse:

“Sia nel Vecchio che nel Nuovo Mondo la forma del cranio veniva anticamente modificata durante l’infanzia nel modo più straordinario, come è ancora il caso in molti luoghi e cosiffatte deformità sono considerate ornamentali”

Tratto da “L’origine dell’uomo e la selezione sessuale”, Charles Darwin, 1° edizione 1871

In Sud-america, presso le etnie Tiahuanaco, Paracas, Nazca ed Inca, veniva praticata la deformazione del cranio, contemporaneamente a quanto succedeva in Centro-America tra Aztechi e Maya. Il più antico cranio deformato artificialmente risale a circa 8500 anni fa ed è stato trovato nelle caverne Lauricocha in Perù. Un’ampia disponibilità di reperti archeologici documenta l’elevata specializzazione conseguita dalla culture precolombiane nelle operazioni al cranio. Al museo regionale di Ica ne ho potuti osservare a decine, i magazzini dei musei peruviani straripano letteralmente di crani deformati e molti di questi presentano deformazioni davvero estreme. Anche in altre parti del pianeta veniva praticata la deformazione cranica; a Biblo, in Libano, vennero rivenuti diversi crani deformati datati al 4000 a.C., altri crani allungati furono trovati sull’isola di Malta, per l’esattezza all’interno dell’Ipogeo Hal Saflieni (3600 e 2500 a.C), altri ancora, risalenti all’età del ferro, vennero recuperati in Georgia.

fig.2 Principessa di Amarna, figlia di Akhenaton. XVIII dinastia (circa 1350 a.C.). Esposta al Neues Museum di Berlino.

L’arte egizia è ricca di opere artistiche che mostrano individui di stirpe reale con crani allungati. Queste rappresentazioni sono particolarmente diffuse nel contesto dell’arte amarniana, lo stile artistico che contraddistinse il regno del faraone eretico Akhenaton (XVIII dinastia, 1350 a.C.). Il sovrano e i membri della sua famiglia vennero sempre rappresentati con il cranio allungato (fig.2-3). Alcune mummie egizie presentano effettivamente crani leggermente allungati, anche se in minor misura rispetto alle rappresentazioni artistiche. La mummia di Tutankhamon (il figlio di Akhenaton) è probabilmente la mummia egizia più studiata dalle storia, attraverso sofisticate scansioni tridimensionali della sua struttura cranica è stato persino realizzato un busto di silicone per replicare il suo aspetto originale, riproducendo un cranio leggermente allungato.
Gli antropologi del XX secolo hanno documentato presso isolate tribù indigene africane recenti pratiche di deformazione cranica.

fig.3 Akhenaton, Nefertiti e figli in un rilievo di Amarna. (1350 a.c. circa). Conservato al Neues Museum di Berlino.

La deformazione artificiale del cranio e altre alterazioni del corpo, come tatuaggi e piercing, hanno sempre accompagnato le espressioni culturali dell’uomo, oltrepassando il semplice significato estetico e indicando nella quasi totalità dei casi l’appartenenza ad una casta.
Fondamentalmente esistono due tipi di deformazioni, le deformazioni tabulari e quelle anulari. Le deformazione anulari sono provocate da strette fasciature che avvolgono il capo. Questo bendaggio, applicato costantemente durante i primi anni di vita, causa la dolicocefalia artificiale del cranio e in base alla posizione delle bende si possono ottenere deformazioni anulari oblique o erette. Le deformazioni tabulari sono invece provocate comprimendo soltanto la fronte e la nuca con delle tavolette.
Gli interventi al cranio non si limitavano alla sola deformazione. Un’ampio numero di ritrovamenti archeologici ha messo in luce un’antica e inaspettata confidenza con gli interventi chirurgici al cranio. Molti crani mostrano trapanazioni e protesi metalliche applicate sui fori in sostituzione delle sezioni ossee rimosse. Una ricerca sulle mummie preincaiche ha dimostrato che almeno il 5% di queste presenta una o più perforazioni craniche, di cui una parte erano state chiuse con placche che potevano essere di diverso materiale, spaziando da quelle metalliche a quelle realizzate con gusci di noci.

fig.4 A sinistra, Trapanazioni al cranio. Museo nazionale di archeologia, antropologia e storia di Lima. fig.5 A destra, Cranio con placca in Oro. Museo dell’oro di Lima. fonte immagine

L’inserimento di una protesi cranica era la procedura che seguiva la trapanazione, così come avviene tutt’oggi nelle moderne sale operatorie. Nonostante la drasticità dell’intervento, il tasso di sopravvivenza era comunque elevato e questo lo si può determinare con esattezza in base all’eventuale presenza di calcificazioni ossee attorno alle sezioni trapanate. Le trapanazioni venivano eseguite per motivi medico terapeutici, per far fronte a gravi traumi del cranio, come quelli che potevano essere causati dal colpo di una mazza alla testa. Le indagini hanno però dimostrato che oltre allo scopo terapeutico venivano eseguite trapanazioni anche nell’ambito di pratiche magico/religiose. La prima immagini a sinistra è state scattata al Museo Nazionale di archeologia, antropologia e storia di Lima e mostra due crani di origine paracas (fig.4), un popolo preincaico vissuto lungo le coste centro peruviane tra il 750 a.C e il 100 d.C.. Attorno alla sezione trapanata del cranio in primo piano sono evidenti i segni di una calcificazione ossea che si è estesa sotto la placca metallica (probabilmente in oro) che venne inserita come protesi ricostruttiva, provando di fatto che il paziente era sopravvissuto a lungo dopo l’intervento. Quasi la totalità delle placche, in quanto composte da metalli preziosi, sono andate perdute salvo poche eccezioni. Un cranio con placca in oro ancora inserita è esposto al Museo dell’oro di Lima (fig.5), in questo caso la sezione ossea è stata rimossa incidendo con uno strumento affilato quattro segmenti.
I primi interventi cranici risalgono al mesolitico (10.000-7.500 a.C.), nel corso del neolitico (7.500-5.300 a.C.) invece divenne una pratica diffusa su larga scala.
Il “cranio di Catignano” risale al 5000 a.C. ed è il più antico cranio trapanato mai rinvenuto in Italia. La più antica testimonianza in Europa è stata invece rinvenuta in Alsazia, a Ensisheim, ed è datata 7.000 a.C. In Francia, nella necropoli neolitica di Loisy-en-Brie, è stato rinvenuto un cranio trapanato dotato di lembo osseo a chiusura del foro.

A meno che il paziente non avesse perso conoscenza gli interventi venivano praticati da svegli somministrando droghe, antisettici e sedativi naturali. Nonostante ciò a tutti coloro che dovevano affrontare un simile intervento era richiesta un’elevata sopportazione del dolore e una buona dose di coraggio.

Deformazioni del cranio nel ventesimo secolo presso tribù indigene africane.

Ho inserito un raro documento filmato realizzato lo scorso secolo da un’antropologo che mostra una trapanazione ossea eseguita senza anestesia e strumenti chirurgici moderni presso la tribù keniana dei Kisii per fini rituali.

fonti:
“Commentari reali degli inca”, Gacilaso del Vega, Bompiani edizioni.
“L’origine dell’uomo e la selezione sessuale”, Charles Darwin
http://www.cranioplastica.it/pdf/biblioteca/cranioplastica.pdf
http://www.bioblog.it/2008/05/16/trapanazione-neurochirurgica-dagli-antichi-incas/20082863
http://www.scienzagiovane.unibo.it/evoluti_per_caso/machu-picchu/margherita/margherita.html
http://img.theepochtimes.com/n3/eet-content/uploads/2015/02/20/768px-Incan_brain_surgery-480×640.jpg
http://www.unipd.it/musei/antropologia/approfondimenti/deformazione.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Dolicocefalia
http://greaterancestors.com/golden-plating/
http://www.cranioplastica.it/storia.htm
https://associazionetacus.wordpress.com/2015/05/26/le-trapanazioni-del-cranio-tra-antropologia-scienza-e-cultura/
https://storiadossier.wordpress.com/2013/02/14/malta-i-teschi-della-dea-madre/

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Divulgatore storico esperto in archeoastronomia.
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