L’origine del megalitismo atlantico rimane a tutt’oggi al centro di accese discussioni; inizialmente si credette che tale fenomeno avesse avuto origine nel cuore del Mediterraneo attorno alla metà del III millennio a.C., a Creta o nelle isole maltesi, per poi diffondersi con la navigazione verso le regioni occidentali del continente europeo, ma le datazione al radiocarbonio dei siti più antichi hanno privato di fondamento questa ipotesi. Lungo una fascia immaginaria che si estende dalla Svezia alla penisola iberica, attraverso le regioni atlantiche di Danimarca, Francia ed isole britanniche, si contano migliaia di monumenti neolitici, costituiti da dolmen, menheir e cromlech, eretti a seconda dei casi tra il V e il II millennio a.C.; ciò significa la costruzione dei primi monumenti di pietra dell’Europa Nord-occidentale avvenne approssimativamente mille anni prima dello sviluppo della cultura megalitica di Malta e della civiltà minoica dell’isola di Creta. Allo stato attuale delle conoscenze i monumenti megalitici più antichi sono i dolmen a corridoio della Francia occidentale e del Portogallo che a metà del V millennio a.C. ebbero origine da un sentimento religioso correlato alle pratiche funerarie e dal desiderio di creare strutture monumentali abbastanza solide da poter durare nel tempo. La loro distribuzione spaziale lascia intendere che ad ognuno di essi fosse associata una popolazione ivi residente e pertanto si presume che la costruzione di tali monumenti abbia agito da fulcro culturale, incoraggiando i gruppi di agricoltori all’interazione laddove non esistevano sistemi abitativi centralizzati. I modelli insediativi delle comunità neolitiche dell’Europa nord-occidentale, costituiti da capanne e terreni coltivati distribuiti in maniera disomogenea, furono infatti caratterizzati da una relativa mobilità sul territorio, tant’è che i resti comparabili ad abitazioni sono talmente rari da farci domandare se sia o meno appropriato parlare di società sedentarie. (Roger Joussaume, 1992) I monumenti funerari ebbero pertanto un ruolo fondamentale nello sviluppo e nel mantenimento dell’identità culturale di queste popolazioni fornendo quell’elemento di stabilità che il modello insediativo non era in grado di offrire e fungendo da marcatori territoriali laddove non esistevano villaggi, ma soltanto fattorie sparse. (Roger Joussaume, 1992)
Altri megaliti, in particolare i Menhir, ebbero un ruolo nell’ambito delle credenze legate al tema della fertilità e della rigenerazione, un culto che affonda le sue radici nella notte dei tempi, mentre i cromlech e gli allineamenti di pietre vennero prevalentemente utilizzati per misurare lo scorrere del tempo attraverso l’osservazione del cielo.
Il Menhir più grande del mondo occidentale è localizzato nella cittadina francese di Locmariaquer, nella Bretagna meridionale, all’interno di un complesso megalitico che comprende anche il Tumulo di Er Grah e un dolmen, orientato verso il punto in cui sorge il Sole nel giorno del solstizio d’inverno, noto come Table des Marchands. Il Menhir, che oggi giace a terra spezzato in quattro tronconi, all’origine raggiungeva l’altezza di 20 metri ed un peso complessivo di circa 350 tonnellate; esso faceva probabilmente parte di un allineamento che comprendeva 19 pietre erette.
Il modello che diede origine al megalitismo funerario nella Francia atlantica è costituito da un corridoio più o meno lungo che dà accesso ad una camera circolare o poligonale coperta da una volta a mensola. Il monumento megalitico più antico d’Europa è quello di Barnenez, un tumulo neolitico del 4800 a.C., dalla forma vagamente piramidale, che sorge vicino Plouezoc’h, nella Francia nord-occidentale. Il monumento è costituito da undici dolmen a corridoio disposti parallelamente sotto un tumulo di pietra e terra alto 8 metri. I corridoi di accesso alle camere funerarie, decorate con pitture e incisioni, sono orientati in direzione sud-est, verso il punto esatto dell’orizzonte in cui sorge il Sole durante il solstizio d’inverno. Pertanto all’alba del giorno più corto dell’anno, i primi raggi di Sole penetrano all’interno dei corridoi fino a raggiungere le camere sepolcrali, creando un suggestivo spettacolo dal profondo significato simbolico e propiziatorio.
Moltissimi monumenti neolitici risultano orienti verso il punto in cui sorge il Sole nel Giorno del Solstizio d’Inverno, tant’è che questa disposizione astronomica pare essere una caratteristica peculiare dei dolmen a corridoio della fascia atlantica e non solo. Il più famoso è probabilmente il tumulo di Newgrange, una tomba a corridoio del IV millennio a.C sormontata da un tumulo di terra, situata nella valle del fiume Boyne, a quaranta chilometri dalla città di Dublino. Il tumulo di Newgrange è costituito anche da una cinta muraria perimetrale realizzata con pietre di quarzo bianche e scure, e da un altra cinta più larga creata con grandi monoliti chiamati “kerbstone”. Il più interessante di quest’ultimi è senza dubbio quello che è stato collocato davanti all’accesso del tumulo, decorato sull’intera superficie con motivi a spirale. Il simbolo della spirale è un tema artistico ricorrente nella valle, un simbolo di eternità che equiparava i cicli stagionali del Sole ai convincimenti spirituali che ruotavano attorno al concetto di vita-morte-resurrezione. Nel giorno del solstizio d’inverno, i primi raggi del Sole penetrano da una finestrella posta sopra all’entrata del tumulo, raggiungendo e illuminando la camera sepolcrale composta da tre nicchie. Questo disposizione astronomica può dirci molto a riguardo delle credenze dell’uomo neolitico, mostrandoci il prodotto di un convincimento religioso correlato alle pratiche funerarie che associa il ciclo del Sole al tema della fertilità e della rigenerazione, intesa come rinascita dopo la morte. Il giorno più corto dell’anno potrebbe rappresenta simbolicamente il momento in cui il Sole muore, mentre i giorni successivi al solstizio d’inverno, quando le giornate cominciano ad allungarsi, possono rappresentare la sua stessa rinascita. Il Solstizio d’Inverno era considerato il punto di partenza che dava il via al rifiorire della natura pertanto i raggi di Sole che una volta all’anno penetrano nell’oscurità del tumulo potevano propiziare la rinascita nell’aldilà dopo la morte.
Gli individui che parteciparono alla realizzazione di un monumenti di pietra furono incoraggiati da una motivazione religiosa, ma anche dalla prospettiva di appartenere ad una comunità ben identificata con la quale avrebbero potuto allacciare rapporti vicendevoli di mutuo soccorso. Alla luce di queste considerazioni si può ragionevolmente sostenere che tali comunità non sarebbero sorte senza la costruzione di un monumento di interesse comunitario.
Il megalitismo è un fenomeno che vanta un’ampia distribuzione spaziale e temporale; oltre alle regioni atlantiche già citate il gigantismo funerario ha radici antiche anche in Germania e Polonia, dove si trovano grandi strutture tumulari risalenti alla fine del V millennio a.C., mentre in Caucaso, lungo le sponde del fiume Kuban, troviamo numerosi dolmen del III millennio a.C., caratterizzati da quattro stipiti con una lastra di copertura e da una perforazione circolare su uno dei quattro lati. Al di fuori dell’Europa i dolmen e menhir si trovano essenzialmente in Africa, in Medio Oriente e in Asia; in Africa settentrionale ne troviamo un primo gruppo in Marocco, come prolungamento dell’area iberica. In Algeria e Tunisia esistono invece grandi sarcofagi di origine berbera, raggruppati in necropoli che risalgono al II millennio a.C.. (Roger Joussaume, 1992) Le pietre erette sono relativamente abbondanti in Camerun, Senegal, Gambia, Mauritania, Mali, Niger, Togo, Ciad e Nigeria. (Roger Joussaume, 1992) Nella penisola arabica esistono monumenti di pietra simili ai dolmen e pietre erette disposte circolarmente o in linea retta. Gli arrangiamenti megalitici sono numerosi in Siria, Libano, Israele e Giordania, dove i più antichi vennero disposti nel corso del IV millennio a.C.. Ad est del fiume Giordano sorgono importanti necropoli costituite da decine di dolmen. (Roger Joussaume, 1992) Il fenomeno riscontra datazioni più recenti mano a mano che ci si sposta verso oriente, ad esempio in India, dove iniziò a svilupparsi soltanto attorno al II millennio a.C.. Monumenti formalmente simili, datati al I millennio a.C., compaiono anche in Manciuria, Corea e Giappone.
fonte immagine in testata:https://www.visitscotland.com/it-it/about/history/standing-stones/
fonti:”L’età dei costruttori di Megaliti” di Roger Joussaume. Jaka Book 1992.
Manuel Bonoli
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