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L’Epopea di Gilgamesh è un poema babilonese di ambientazione sumera incentrato sul problema della morte e sul suo impossibile superamento, sul cambiamento interiore e sulla nobiltà d’animo. L’opera raccoglie e rielabora singoli episodi appartenuti alla cultura sumera, trasformandoli nel primo ciclo epico della storia. Dalla ricca letteratura sumera emergono due versioni della morte di Gilgamesh che non vennero inserite nell’opera babilonesi, una rinvenuta a Nippur all’inizio del secolo e un’altra scoperta a Me-Turan più di recente. Quella che segue è la descrizione della versione di Me-Turan, che tra le due è quella più completa.

Il racconto si apre con una tragica lamentazione dedicata a Gilgamesh sul letto di morte.

1 Il grande toro giace; mai più
potrà alzarsi;
il signore Gilgamesh giace; mai più potrà
alzarsi
Il perfetto giace; mai più potrà alzarsi;
l’eroe munito della corazza giace; mai
più potrà alzarsi;
5 colui dalla forza sublime giace;
mai più potrà alzarsi;
colui che il male allevia giace; mai
più potrà alzarsi;
colui che emetteva illuminati
decisioni giace; mai più potrà alzarsi;
l’infaticabile del paese giace; mai più
potrà alzarsi;
colui che sapeva scalare le montagne
giace; mai più potrà alzarsi;
10 Il signore di Kullab (Uruk) giace; mai
più potrà alzarsi
egli giace sul letto di morte; mai più
potrà alzarsi;

[…..]

45 Quel giorno il giovane
signore, il signore Gilgamesh
giaceva nel suo letto di morte,
il re…[ ]
in questo sogno, un dio [ ]
nell’assemblea, il luogo eccesso degli
déi.
[…..]

fonte:Mitologia Sumera, Giovanni Pettinato, Unione Tipografica-Editrice Torinese (UTET)

Una parte del canto iniziale è andata perduta. Quando il testo riprende viene descritta la vicenda che apparve in sogno a Gilgamesh, nel sogno l’anima di Gilgamesh si trovava al cospetto degli dèi e quest’ultimi gli comunicarono la loro intenzione di  non concedergli l’immortalità sebbene in vita si fosse elevato al di sopra di tutti gli altri uomini compiendo imprese leggendarie e glorificando il nome degli déi (nell’immagine in cima-Gilgamesh e l’amico Enkidu rappresentati durante un combattimento su un sigillo sumero). L’assemblea divina ricordò all’eroe trapassato ciò che fu stabilito quando gli déi fissarono i destini in merito alla decisione di consegnare l’uomo alla morte e che quell’inevitabile sorte fu risparmiata soltanto all’eroe del diluvio Ziusudra. Enki gli ricordò infine che giurò davanti agli dèi che a nessun altro uomo sarebbe più stata concessa la vita eterna.

Gli dèi spiegarono a Gilgamesh il motivo per il quale non gli verrà concessa la vita eterna.

[…..]
ed Enki replicò ad An ed Enlil:
In quei gironi, in quei giorni lontani,
70 in quelle notti, in quelle notti
lontane,
in quegli anni, in quegli anni lontani,
quando l’assemblea provocò il diluvio,
noi eravamo in procinto di far sparire il
seme dell’umanità.
Ma <<in mezzo a noi, tu solo,
unicamente, vivrai! (riferito a Ziusudra)
75 Ziusudra salvò il nome
dell’umanità.
Da quel giorno – tu mi hai fatto giurare
per il cielo e per la terra
di non concedere all’umanità a vita!
Così ho giurato!>>
Ecco quello che è stato mostrato in
sogno a Gilgamesh.
La sua discendenza materna non glielo
farà dimenticare.

fonte:Mitologia Sumera, Giovanni Pettinato, Unione Tipografica-Editrice Torinese (UTET)

L’assemblea divina comunicò a Gilgamesh che una volta trapassato agli inferi avrebbe assunto il ruolo di giudice dei morti.

80 Gilgamesh ridotto ormai a
spirito, della terra, in quanto morto,
espleta la funzione di comandante del
Kur: che egli sia l’avanguardia degli spiriti!
Egli emetterà le sentenze, emanerà gli editti:
il suo verdetto varrà quanto la parola di
Ningizzida e Dumuzi!

fonte:Mitologia Sumera, Giovanni Pettinato, Unione Tipografica-Editrice Torinese (UTET)

I racconto prosegue con il risveglio di Gilgamesh. L’eroe rimase profondamente turbato, tanto che ripetette l’intero sogno davanti al figlio Urlugal. Questa discendenza concorda con quanto scritto nella Lista reale sumerica, secondo la quale Urlugal (Urnungal) succedette a Gilgamesh nelle funzioni di governatore della città di Uruk. Sebbene le vicende ricadano nell’ambito del mito non si esclude che dietro queste figure si possano celare personaggi storici reali.

Allora il giovane signore, il signore
Gilgamesh
si alzò. Un sogno! si scosse! Era tutto
un torpore!
Egli strofinò gli occhi! un silenzio
angosciante lo accompagnò!
Un sogno…

fonte:Mitologia Sumera, Giovanni Pettinato, Unione Tipografica-Editrice Torinese (UTET)

Gli déi apparvero in sogno a Gilgamesh per comunicargli che prima o tardi sarebbe andato incontro alla morte così come tutti gli uomini. Gilgamesh rinunciò dunque alla speranza di eludere la morte e decise di farsi costruire una tomba monumentale in base all’interpretazione del sogno fatta dal figlio Urlugal. Decide che la tomba doveva essere costruita sul fondo del fiume Eufrate deviando momentaneamente il corso del fiume per esservi seppellito insieme alla sua corte.

235 Il suo architetto disegnò la sua
tomba, come un luogo di prigionia.
Il dio Enki, con un semplice segno della
testa,
gli aveva rivelato il significato del suo
sogno.
Questo sogno, soltanto Urlugal l’aveva
interpretato; nessun altro uomo lo aveva saputo interpretare!

fonte:Mitologia Sumera, Giovanni Pettinato, Unione Tipografica-Editrice Torinese (UTET)

fonti:
Mitologia Sumera, Giovanni Pettinato, Unione Tipografica-Editrice Torinese (UTET)
https://it.wikipedia.org/wiki/Gilgame%C5%A1

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Divulgatore storico esperto in archeoastronomia.
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